Settimana lavorativa #22

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26/11/04 Ieri abbiamo fatto un'altra riunione operativa per meglio definire tutti quegli aspetti pratici, specie per quanto riguarda la gestione dell'orario di lavoro.

Come è ovvio, questo punto è molto sentito dato che una delle poche flessibilità che un impiegato può applicare nei confronti del suo datore di lavoro è proprio la gestione del proprio tempo lavorativo. Il risultato finale è leggermente a nostro sfavore, dato che qualche piccolo privilegio viene meno. Niente di drammatico, ma che per alcuni colleghi è comunque fastidioso.

La vexata questio riguarda gli straordinari. In pratica, oggi come oggi, non devono più esistere se non a livello di eccezione. Del resto il significato originario della parola è "extra ordinario, fuori dall'ordinario". Dove è il problema, direte voi, se vi viene gentilmente datto di lavorare meno? Per quanto mi riguarda personalmente, il problema l'ho risolto alla radice dato che il mio livello contrattuale non prevede la retribuzione degli straordinari. Ma altri con un livello contrattuale e stipendio inferiore in proporzione potevano contare su un reddito extra ed un recupero in ferie delle ore extra. Visti l'attuale congiuntura, a nessuno fa piacere guadagnare meno e neppure fare meno ferie.

Inoltre acquisiremo la sindrome del consulente a contratto: la durata della giornata lavorativa sarà in funzione del ritardo accumulato sulla commessa. Infatti, dato che non si è mai visto un progetto software consegnato entro i termini di legge a memoria d'uomo, è del tutto ovvio che a fine consegna si faranno molte ore in più per recuperare. Prima almeno le medesime ore erano spalmate su un intervallo temporale più largo che era meno traumatico da gestire. Ora, in un vicino futuro, vedo già un andamento a dente di sega dei miei straordinari non retribuiti, oltre che del mio livello di stress.

Il profitto viene massimizzato, ma non necessariamente il mio.

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