Settimana lavorativa #10

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03/09/04 Pubblico integralmente, una mail ricevuta e la mia risposta, senza quasi nessuna modifica (noterete uno stile diverso, è quello che uso scrivendo "al volo", senza alcuna correzione o modifica dopo la battitura) a parte le X. Tre mesi di strazio in due mail. Io non c'ero riuscito sino ad ora a fare un riassunto così.

Ciao,
Stefano, apprezzo il tuo sito, ma scusami ma sono rimasta molto male nel leggere cio' che scrivi nelle prime righe del 2 settembre: "Ho condiviso quasi pienamente le posizioni assunte dal nostro direttore R&D" o " se fossi in lui avrei fatto lo stesso". Ma come???????? Perche' gli dai ragione dopo tutto quello che hanno fatto? Davvero pensi non ci fossero alternative (vedi XXX che si salva, vedi la flotta di consulenti che arrivano, etc) e che abbiano agito bene ed in maniera corretta? Ci hanno detto che eravamo in vendita al migliore offerente, ci hanno tenuti sulle spine per mesi, e nel frattempo trionfaleggiavano con lettere di successi e profitti. Quello su cui sono d'accordo è la mancanza di umanita', manifestata in tutto cio', ma non solo un pochino ma del tutto mancante. Mi spiace ma da quello che scrivi sembri quasi dalla loro parte, e sono rimasta delusa. La democrazia è una delle basi nella nostra societa' per fortuna, e invece ci dicono pure che non c'è.... e noi a dargli pure ragione? Scusa ma, proprio perché ti stimo, dovevo dirti quello che penso. Ciao

Risposta:

Sapevo che avrei scatenato polemiche, considera a freddo: ti obbligano a tagliare qualcosa, decidi tu cosa. Ora, per quale motivo noi e non XXX? In management esistono due modi per addivenire alla decisione: quello che conviene di piu' o quello in cui perdi meno. Penso, è una mia inferenza, che il nostro gruppo sia stato nuclearizzato per la seconda ragione. Ora, secondo me, sin dall'inizio, non potevamo contrastare questa decisione, non siamo forti abbastanza. Pero' siamo riusciti, in un modo o nell'altro, ad alzare il prezzo. Quello che proprio non mi va giu', è il modo. Senza neanche dire grazie. Solo "mi conveniva fare cosi'". Io, un grazie me lo aspettavo. No, alla riunione non l'ho detto, avrei dovuto. Ma forse non era la sede adatta. Ma lo pensavo prima e lo penso adesso. Lo pubblichero' nel sito....perché è una distinzione importante.

Con affetto Ste

Nota: XXX è un'altro gruppo in odore di dismissione, cui non serve pubblicamente sapere il nome.

Come pensi il direttore della R&S di motivare chi rimane, per me è un mistero. Visto che è una persona intelligente, assumo che per lui questo non rappresenti un problema. Io mi aspetto ci ringrazi alla sua maniera, dandoci un buon posto di lavoro. A questo titolo, lunedì abbiamo l'incontro col futuro amministratore delegato, che ci spiegherà se a tutto questo strazio possiamo aggiungere qualcosa di positivo. Valuteremo pure lui.

Dal punto di vista umano comunque, la mia condanna è senza appello.

02/09/04 Riassumendo all'estremo la riunione con la Direzione Aziendale, direi che manca un poco di "fattore umano".

Mi spiego meglio. Ho condiviso quasi pienamente le posizioni assunte dal nostro direttore della R&D dal punto di vista strettamente tecnico. Anche quelle dolorose, spiegate con una certa dovizia di particolari che ho apprezzato, che hanno portato alla mia (nostra) esternalizzazione. Di più: se fossi stato nella sua posizione, avrei probabilmente agito nello stesso modo. La ragione è semplice: sono una persona razionale, e agendo razionalmente, tenendo conto degli obbiettivi che un direttore della R&D deve raggiungere e delle gerarchie cui deve rispondere, le possibilità di fare diversamente erano poche.

Eppure mancava qualcosa. Durante la riunione riflettevo a fondo su tutte le informazioni date, e continuava a mancarmi qualcosa. Come quando durante il mio lavoro provo una parte di un sistema complesso, si comporta come io voglio che faccia, ma non sono soddisfatto dei controlli che ho fatto. C'è sempre un errore nel software: se non ne trovi non hai fatto bene il tuo lavoro. Quel qualcosa è venuto fuori dalla riunione stessa, ad un certo punto, parlando di banali condizioni contrattuali. Un funzionario del personale elenca alcune delle nostre richieste, e commenta in maniera spiritosa una nostra domanda. No, non sono offeso che l'abbia fatto. Io a suo tempo avevo detto la stessa cosa in termini decisamente meno politically correct: diciamo che erano domande ingenue. Sì, ma l'avevo detto dopo che per due settimane, per mezz'ora al giorno, avevo studiato la normativa vigente. Mi sta benissimo che una professionista seria del personale, professionalmente preparata, ritenga ingenuo questo dettaglio, del resto tratto alla stessa maniera i miei (molti) amici a secco di informatica di base. Quello che non va è, paradossalmente, pensare che non ci possiamo comportare da ingenui in certe situazioni.

Nel caso specifico è un puro peccatuccio veniale, sia ben chiaro. Ma non sempre le cose prendono questa piega. La Storia, quella con la S maiuscola, è costellata di episodi marginali che, per una serie di circostanze, hanno assunto un ruolo ben diverso. La nostra storia con la s minuscola offre nel passato recente a mio avviso un punto in cui, solo per puro caso, non si è giunti a determinare un vero punto di rottura seria, per una banale mancanza di rispetto in un comunicato aziendale. Episodio sicuramente non voluto, ma proprio per questo determinato da una sottostima di determinate dinamiche tipicamente "umane". E quanto queste dinamiche hanno contato in tutte quelle manifestazioni di protesta recente?
Molto, moltissimo. E visto che tutto questo è un costo per l'azienda, variabile questa molto poco umana quanto sentita, forse varrebbe la pena di riconsiderare questa voce di (potenziale) spesa.

Durante la riunione è stato detto che tutto questo è stato fatto così come è stato perché le "ditte non sono una democrazia e non sono basate sul consenso". Concordo pienamente sul fatto che non siano una democrazia e che sia giusto così, ma mi permetto di dissentire che non si basino sul consenso. Qualsiasi regime, democratico o meno, si basa in ultima analisi, sul consenso. Possono variare i soggetti su cui il consenso si basa, ma senza una forma di consenso nessuna organizzazione di nessun tipo può sopravvivere a sè stessa.

E' certamente ingenuo, dello stesso tipo di ingenuità delle domande, pensare che potessimo evitare di essere esternalizzati. Io non l'ho mai pensato, ma alcuni miei colleghi ci credevano veramente. Il punto dolente è proprio che noi, da ingenui, facciamo cose non troppo razionali e potenzialmente sbagliate. Tipo siti internet (e di errori ne ho fatti, grazie per avermeli fatti notare), blocchi di incroci, strane lettere che girano dal basso della gerarchia verso l'alto, e tante altre. Possiamo quindi dire che in fin dei conti, questo "fattore umano" nonostante tutto, ha il suo peso, anche se in certe sedi lo si vuole negare.

E qui arrivo ai motivi per cui questo sito è nato. In parte ho già risposto, per ingenuità. In parte, per un business plan ben preciso. Il mio piano è illustrare la nostra situazione e la mia esperienza per aiutare, consigliare, informare, quanti altri sono coinvolti in processi analoghi. Perchè il rospo che io ingoio, vale quanto il rospo che ingoiano altri, ed entro certi limiti, valgono anche le cure. Visto che queste cose stanno andando molto di moda, c'è sicuramente spazio per una crescita del mercato. Inoltre sono il primo sito a mia conoscenza a fare questo tipo di servizio, ed essere primi ad offrire un servizio è sempre, da che mondo è mondo, fonte di un vantaggio competitivo.

Alla fine, che lo si voglia oppure no, chi fa business subisce il fattore umano, e chi è "umano" se può, fa pure business. Il perché ci si ostini ad ignorarsi, lo capisco, ma non lo condivido.

01/09/04 Domani pomeriggio si terrà la citata riunione con la Direzione Aziendale. Dopodomani riunione in Assolombarda per la notifica ufficiale della nostra esternalizzazione.

31/08/04 Il giorno tanto agognato è arrivato: l'annuncio ufficiale è stato dato! La nostra nuova destinazione è una differente divisione della Siemens. Data la lunga attesa di eventi certi, dopo il lungo sottovuoto informativo, il solo annuncio è veramente liberatorio, qualunque fosse stata la destinazione non se ne poteva più.

Contestualmente al comunicato in forma verbale, ci è stata data pure la notifica di una riunione indetta dalla Direzione Aziendale, impersonificata dal direttore della Ricerca & Sviluppo ed altri dirigenti coinvolti, a cui siamo invitati e dove verranno illustrati alcuni punti relativi al processo di esternalizzazione in atto.

Questa procedura è molto positiva, specie se si considera che per le altre due esternalizzazioni in essere la stessa Direzione Aziendale non è andata oltre scarni comunicati protocollari e che nulla di analogo esiste per il pregresso. Gesto per nulla scontato considerando l'elevata conflittualità interna raggiunta nel recente passato (per un riassunto si veda il giorno 25 Agosto).

Apprezzabile pure la disponibilità ad esaminare un nostro documento, dove si richiedono informazioni specifiche riguardo ai riflessi della mutata realtà contrattuale su tutti quelle clausole contrattuali extra remunerative.

Fermo restando che il punto di approdo non cambia, è un'ulteriore dimostrazione che le modalità scelte per arrivare allo medesimo obbiettivo possono fare la differenza, se lo si vuole. A riunione fatta potremo quantificare esattamente l'effettiva disponibilità della controparte, ma è comunque un segnale distensivo.

So che alcuni pensano che alla fine tanto si è detto e tanto si è fatto per non cambiare nulla. Falso: la Siemens è una delle pochissime conglomerate rimaste, vale a dire ditte non legate ad uno specifico core business, ma attive in più aree totalmente indipendenti e scorrelate fra loro. Giusto per dare una piccolissima idea solo in Italia Siemens significa, oltre alla mia divisione di reti cellulari, lampadine, componentistica industriale, energia, servizi di consulenza e molto altro. La directory dei prodotti somiglia ad una enciclopedia! Inevitabilmente questo si riflette nella struttura industriale, segmentata in aree di prodotto fortemente indipendenti e con metodologie di lavoro proprie. In pratica, a parte il nome sul badge e l'indirizzo di e-mail, tutto il resto potrebbe benissimo cambiare. Mica poco come cambio culturale...

30/08/04 Oggi sono rientrati quasi tutti in ufficio, tranne la mia capa al quadrato che giustamente ha scelto il cosiddetto rientro intelligente. Visto che i tempi del fatidico annuncio si fanno più stretti, mentalmente ormai si è già trasportati nella nuova, e sconosciuta, realtà. Il che non vuol dire essere pronti a lasciare l'attuale, piuttosto di porre le basi mentali e culturali per accettare meglio questa nuova situazione, pur non avendola scelta e non condividendola. E non implica nemmeno una blanda accettazione: è un tentativo di programmare, nell'ignoranza e nell' incertezza in cui si viene consapevolmente lasciati dall'azienda, il proprio futuro. Non conoscendo (quasi) nulla, si fa almeno mentalmente di necessità virtù.

I più motivati, oltre a questo, pensano su come gestire la transizione. Come ed in che termini "lasciare" l'azienda vecchia per "andare" nella nuova, anche se la transizione durerà mesi, visto che non producendo noccioline ma sistemi complessi, occorrerà diverso tempo per istruire chi ci sostituirà in Ungheria o Germania? Avendo la consapevolezza di avere contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo del sistema attuale, nel bene come nel male, nè io nè gli altri più motivati ci sentiamo di lasciare senza proferir parola. Abbiamo lasciato una impronta, abbiamo dato tanto, vi sembra giusto abbondonare tutto solo perché vi dicono che ora siete inutili o troppo costosi?

Non fraintendeci, niente messaggi di odio, niente vendette. Semplicemente non siamo indifferenti. Non lo siamo stati prima, e non lo siamo adesso. Per noi non cambia nulla, neppure ora.

Qualcuno mi ha detto che sono uno scrittore, o che scrivo cose più interessanti di tanti altri sedicenti tali. Se sono o meno uno scrittore lo decide chi legge e non certo io. La mia opinione comunque è che se qualcuno ha qualcosa da dire, in qualsiasi modo lo dica, sarà sempre interessante. Diversamente da chi invece non ha nulla da dire ma scrive bene.

A malincuore, per forza, qui ci sono diversi scrittori. Andatelo a dire a quelli che vendono nei negozi dei contenitori cartacei con il nome stampato sulla copertina. O siti internet vetrina di virtù presunte.

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