Settimana lavorativa #116

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29/11/06 Uno slogan aziendale sulla fusione Nokia-Siemens suona più o meno così: "ci sono dei problemi, ma anche opportunità".

Ovviamente la prima cosa che si nota, e non solo grazie alla natura umana, sono i problemi. E' vero tuttavia che ci sono delle oppurtunità nella fusione.

Grazie a qualche contatto in Nokia, e grazie anche ai diversi servizi giornalistici dedicati a quella storia di successo che è la ditta finlandese, non si possono non notare le differenze (in meglio) rispetto alla nostra realtà.

Nokia nasce dal nulla, o meglio, dalle foreste innevate, dalla necessità di vivere in un ambiente non ostile ma sicuramente severo, risolvendo i mille problemi pratici che la vita in piccoli centri comporta.

Vivere in ambiente problematico insegna a non complicarsi la vita. Si privilegiano le persone e le soluzioni affidabili. L'ambiente seleziona le persone. Un bell'ambiente rende le persone migliori, ed in Nokia certamente si tiene la persona in maggiore riguardo.

Siemens invece, nel bene e nel male. è una ditta tedesca con una spruzzata italica. Una ditta tedesca tiene molto alla organizzazione del lavoro. Questo vuol dire che si privilegia il processo, ma non tanto il prodotto. E nemmeno chi lo produce.

Non voglio dire che Nokia e Siemens abbiano una cultura aziendale antitetica, ma poco ci manca. Il dubbio che ho in effetti è "ma riusciranno veramente a fondersi?".

La domanda non è peregrina. Non mi sembra che il nostro management abbia molta voglia di integrarsi.

Il nuovo organigramma non è pubblico, ma ovviamente ci sono delle indiscrezioni. In particolare il nostro storico direttore della R&D sembra destinato ad un "downgrade". L'ho visto più rilassato in effetti. Molti altri sono stati spostati, e non tutti ci hanno guadagnato, anzi. Non è sorprendente: un dirigente non viene scelto solo in base ai meriti, ma anche in base alle garanzie che offre. Per garanzie intendo "fare quello che il tuo capo vuoi che fai". Non si può implementare una strategia senza il consenso di chi la deve applicare. Cambiando in maniera drastica l'assetto proprietario, l'alto management era per forza di cose, impattato.

Il problema nasce quando questa logica viene seguita anche ai livelli più bassi, dove diversi dirigenti di medio livello fanno da "trenino" al capo, garantendo consenso ma chiedendo mano libera nella gestione del loro cantuccio. Togliendo il primo vagone, sarà molto interessante vedere che fine faranno le carrozze in coda.

Manca poco per saperlo.

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